Meglio vivere di illusioni che morire di certezze

Categoria: Deliri estemporanei Pagina 2 di 9

I miei giorni cominciano all’alba

I miei giorni cominciano all’alba, ad un’ora variabile che va dalle 6.30 alle 7.30. I miei pensieri cominciano all’alba, a volte anche un po’ prima. Cominciano talmente presto che alle 9.30 ne sono già stanco. Vorrei poter spegnere tutto, staccare il cervello, fare pensieri nuovi, pensieri comodi, pensieri egoisti, pensieri che tendono alla mia felicità pura e diretta, una felicità che non passi per quella di altri. Servire la gente come la gente serve me: “Questo è quanto, se non ti va bene smamma”. Che male c’è in fondo ad essere così semplici? Le complicazioni sono dure da metabolizzare, molto più facile capire quello che abbiamo sotto gli occhi. Molto più facile capire quello che conosciamo e abbiamo avuto sempre intorno. La verità è semplice, e le scelte sono un bivio. 

L’estate è morta

Mi vedo il naso screpolato, con la faccia riversa su di un asciugamano technicolor quasi kitch e gli occhi incrociati e fuori fuoco, quando le immagini si sdoppiano…presente si? Che spesso poi, son troppo pigro per rimetterli in convergenza e rimango minuti cosi, perso nella nebbia e nei giochi di specchi opachi della retina.

Tra la foschia lo vedo, in quel Punto troppo vicino perché sia chiaro…c’è un pezzo bianco…sulla Punta…e dal mio Punto di vista intracerebrale Puntato fisso come un laser interstellare ecco…pare enorme…uno squarcio…un foro di proiettile come sulla carlinga di un aereo di contrabbando…i bordi strappati verso l’esterno…sventolio di drappi neanche fosse il cellophane sulle finestre di una casa di campagna abbandonata.
“C’ho un buco” dico a sorella, mentre indico la fine della mia proboscide nana non prensile. Lei comincia a vaneggiare di creme, idratazione e sali minerali che scompaiono chissà come dal mio corpo…e dove se ne vanno eh?

Evaporano? O si sciolgono nell’acqua…si interscambiano per osmosi nell’atmosfera…si perdono microgrammo dopo microgrammo ad ogni pezzo di anima che se ne va giorno dopo giorno finché sarò dimagrito di 21 grammi di umanità?

“Me la vendi la tua anima?” le chiedo

“Stasera metti la crema dopo sole…”

“Ti posso offrire dei bei soldi…”

Le chiedo anche se l’abbronzatura sia andata persa per sempre…sparita per sempre dal naso, cosa che lo farebbe sembrare uno di quei dipinti facciali da guerra africani…oppure un naso da pagliaccio albino ma Sorella mi rassicura…”No” mi dice, non andrà persa se crederai fermamente nella Sacra Crema Doposole…la nuova divinità del giro che conta…e santificherai le feste e la domenica, la onorerai andando al mare tutto il giorno venerandola la sera, quando trasmetterà morbidezza e lucentezza al corpo. Ti chiediamo solo di stare sdraiato su teli sacri e spiagge bianche inneggiando al grande cerchio di luce finché la bianca purezza andrà verso il cuore mentre il torbido nero profondo degli sbagli accumulati andrà all’esterno, trasformandosi in ramata corazza.

“E come faccio se non ho il mare vicino…se salto una domenica mi devo tipo confessare immagino…se no non posso cospargermi di sacro unguento giusto?” chiedo a Sorella

“Ma di cosa stai parlando?”

Sorella non capisce che per me sono cose nuove…io che da tempo non capisco la differenza tra un ‘Dixan Piatti’ sottomarca preso in un discount di Calcutta ed uno ‘Shampoo ricci perfetti’ per capelli con livello di ondulazione 4 e secchezza 6, ma solo dalle 18:00 in poi però, da misurarsi con apposita sonda pilifera. Prezzo 38 euro. Bottiglia da 125 ml. Per dire…anche quando i capelli ce li avevo e mi facevano sudare di meno e sentire più giovane, lo shampoo era il bagnoschiuma e viceversa, non c’era differenza…l’importante era che creasse bolle e profumo, se c’è la schiuma pulisce.

Ma i tempi sono cambiati e io sono antico. Ci sono nuovi dei in giro…e le magliette devono stare strette per forza su fisici stretti e asciutti…e c’è sempre uno strato in piu da mettere che unge e profuma e reidrata le cellule morenti del nostro corpo, la tecnologia ci accompagna in acqua dentro buste trasparenti colorate cosi da fare selfies con orate e anguille guizzanti mentre io, riesco solo a notare il sole che ogni giorno si stanca un po’ prima e la gente è sempre un po’ di meno e ci sono fumi di malinconia…la sera c’è qualcosa in meno da fare e ritornano i pensieri degli impegni e le questioni da risolvere e anche il mare sembra diverso. Un mese fa era tutto più fresco, ma l’estate sta morendo…forse ormai è morta.

Lunga vita all’estate.

La pioggia

Mi piace il suono della pioggia. Quella pesante che batte sull’asfalto, sopra i tetti, che sgocciola cadente dalle ringhiere  sopra al rombo di sottofondo. Che rimbomba per le i canali di scarico, che rimbalza sulle foglie e muore silenziosa tra l’erba.

È il suono di chi arriva e lava via tutto. Di chi ti dice adesso basta, ripuliamo tutto per bene, qualsiasi cosa hai fatto non conta più. Inizia un nuovo ciclo.

Mi piace sentirla la mattina presto quando è ancora buio, dentro al letto, e l’acqua sembra così densa e capace di sollevare casa a trasportarla via con sé. Andiamo, portami dove vuoi, dove il mondo è più pulito. Dove c’è acqua per tutti. Io mi giro dall’altra parte e chiudo gli occhi, ma tu portami via con te.

Mi piace vederla dalla finestra disperdersi in milioni di cerchi e zampilli, vederla scendere di traverso, fitta e densa sopra ogni cosa, mi piace distinguerla in ogni orizzonte, anche dove sembra non vedersi. Mi piace guardarla lontanissima, quell’alone scuro nel cielo sotto le nuvole grigie: chissà se è pioggia anche quella.

Il giorno dell’indipendenza

Il messaggio mi è arrivato così, tra capo e collo, mentre guardavo l’ultima puntata dell’ultima serie di The Game of Thrones. Cuore in gola, sangue sparso per tutto il corpo ma di sicuro non al cervello. A momenti nemmeno capisco cosa sto leggendo.

Fra due mesi, o il tempo che ci vuole per sistemare alcune cose, andrò a vivere da solo. Io. Da solo. In una casa tutta per me. Gestita da me. Mi sento maturato di colpo e ancora non ho fatto niente a parte aver svuotato il conto corrente e essermi indebitato per tutta la vita. Forse è questa la maturità. Avere coscienza che una vita non ti basterà per viverla tutta.

Chissà cosa farò fra un anno. Per ora cerco di controllare il battito cardiaco, sorrido ogni tanto, ho lo stomaco chiuso, sono eccitato, spaventato, e spero di non aver fatto la più grande cazzata della mia vita.

Domani vado a firmare. Domani è il 4 Luglio. Non sono americano ma sarà un caso? Che sia di buon auspicio!

 

Profondo rosso

Certe volte non distinguo la causa dall’effetto. È come se tutto fosse raggomitolato su se stesso e non ci fosse più un inizio e una fine, né vie di uscita, solo una forza centrifuga che ti allontana e una gravitazionale che ti trattiene. A sapere che sia così per l’eternità uno ci si abituerebbe pure, ma neanche la consolazione di quella certezza. Prima o poi le cose cambiano, sempre. Sarai tirato dentro l’orbita o catapultato fuori, nello spazio profondo?
L’altra sera parlavo con una ragazza, nemmeno ricordo di cosa e mi diceva: “Solo le cose false finiscono”. Ci ho pensato, mi era sembrata subito una bella frase, ma mi sembra anche vera. Una soluzione semplice per una equazione complicata. La verità tra l’altro è sempre nella semplicità, e dietro le pieghe delle complicazioni si nascondono tante insidie.

Un giorno da granchio corridore

Mi alzo come sono andato a dormire, pioggia che martella le superfici scoperte del mio antro. Di là, una luce accesa avverte che mio padre è già in piedi…e non che ci fossero dubbi.

“Vuole fortemente quel granchio corridore…” urla la TV con la voce impostata di un documentario e a quel punto, anche te ti fai una di quelle domande importanti che ti condizionano l’esistenza.

“Quanto fortemente voglio quel granchio corridore?” …ma non so darmi una risposta.

Latte.

Verità del creativo

Se fossi un codardo, uno che nasconde la verità e si veste strato su strato di maschere direi missione compiuta, ecco un altro che c’è cascato, altra bella figura fatta, ci scappa pure una dozzina di nuovi proseliti tra le tue amicizie, magari pure qualche figa…ma non sono cosi, non più, non sempre…non oggi.

La mia vita è un bluff. Le giornate non iniziano, non finiscono…farcisco ogni momento di roba da fare, uscite, trasferte in macchina, allenamenti, finché morte non mi separi, cercando di riempire i vuoti come la classica storiella del professore che mostra agli studenti un vaso con i sassi, che poi riempie con ghiaia e così via. Cerco cose nuove da fare, mi stanco di quelle vecchie con facilità…sembrano insapori. Perenne ossessione per l’amore perfetto anche se poi non so nemmeno definirlo, l’amore e sto lontano da casa per evitare il piu possibile i momenti con me stesso che non mi sto molto simpatico, mi trovo vittimista, ossessioni alla Dorian Gray, ansia cronica, insicurezze.

Quando esco mi diverto sul serio, non sono uno di quelli che fanno foto con sorrisi da 128 denti ma hanno bisogno di una distilleria e un carico di Mh per riuscire a stare lontani da se stessi…io l’altro lo lascio legato nel portabagagli della macchina ma poi, quando sono a letto, cosa mi rimane davvero? Uscire e fare, fare e uscire, senza trovare quello che vuoi o quello che ti serve…chissà se poi è la stessa cosa, non ci dormo la notte, ne discuto con le anime delle due del mattino virtuali che vivono con le luci fredde di un monitor acceso, che loro invece, non ci dormono di giorno su queste domande.

Nei momenti di tregua, dormiveglia, rilassamento muscolare…scrivo, se si può davvero definire scrittura. Scrivo tanto, niente di articolato, non mi ci sono messo ma è vero, scrivo tanto. Perché lo faccio? Lo scrittore in Stalker diceva qualcosa del tipo “scrivo per dimostrare a me e agli altri di valere davvero qualcosa”

Credo abbia ragione…è una caccia al like, all’approvazione, allo “scrivi da Dio cazzo”, per riuscire a dimostrare che meriti la chance, non sei solo quello simpatico, il buffone da compagnia…c’è il talento, ci credi…e quando lo riconoscono tu gongoli, speri pure nella groupie da scopata, vuoi gli applausi, è cibo per l’autostima.

No…non lo faccio per me, per sfogarmi, sentirmi meglio…non credo. Io dico che puzza di complesso di accettazione, carenze affettive e di autostima, complessi e squilibri mentali.

E si sa, la puzza non mente mai.

I sogni

Che sogni di mangiare il Kebab e ti svegli 5 minuti dopo col mal di stomaco e ti viene da dire che bisogna stare attenti a quello che si sogna.

Lettera a Dio

Ehy Dio…sono Tosco…anche se è il soprannome che mi danno i miei amici e non so se te ci chiami in altri modi, se c’è un divino nome per ognuno di noi, se i tuoi nomi hanno lettere o numeri, se per te numeri e lettere hanno davvero significato poi…chissà cosa usi…forse suoni o odori o radiazioni gamma dallo spazio profondo.

A proposito…con Babbo Natale il problema dell’indirizzo l’hanno risolto, la sede legale sta da qualche parte su al Polo Nord mentre di te bho, mica si capisce, non c’è un posto dove mandare letterine a Gesù, ne francobolli spaziali certificati ESA, l’agenzia spaziale europea. Posso solo ipotizzare che tu stia tipo vicino alla Nube di Oort, spiaggia bianca, mare cristallino ma invece del cielo azzurro lo spazio profondo e miliardi di stelle che illuminano a giorno, nebulose dai mille colori, galassie a perdita d’occhio.

Bella vita te…si.

Ora…di domande te ne vorrei fare tante e in realtà te ne ho fatte molte in questi anni anche se di risposte non me ne hai mai data una. Ogni due per tre ti chiedo cosa ho di sbagliato, di indicarmi la via, di cercare con me l’ago della bilancia che regola la mia vita, perso nel pagliaio del mio cervello confuso ma non sento nulla…non una voce o un sospiro…non una luce anomala che illumina il muro di notte quando non prendo sonno dall’ansia…forse perché da piccolo mi hai anche portato via l’udito dall’orecchio sinistro e la vista peggiora anno dopo anno.

Colpo gobbo.

Lo accetto, a taluni è andata peggio…piogge di fuoco, alluvioni, pestilenze e carestie…dicono che ce lo siamo meritato anche se te lo dico, senza che ti arrabbi, te la sei presa un po’ troppo e non sta mica bene fare cosi tanto l’offeso, stile “non gioco più con voi…cazzi vostri”. C’è gente che è nata da poco che non ha grosse responsabilità ma si ritrova armi puntate alla testa, malattie da destino creativo, genitori pazzi e violenti o culle sanguinolente a forma di cassonetto con sacchetti di spazzature per cuscini. L’acqua ci salva dalla sete e ci annega ad ogni monsone, l’amore è diventata una scommessa ad alto rischio spesso basata sull’egoismo e sugli zeri di un conto in banca, godersi il cielo stellato è reso impossibile dalle città che non dormono mai, immerse in fumi bianchi e alcool a cascata dalle grondaie, si parla con piombo e fuoco, la natura ci odia, la tecnologia ci odia. Le persone si odiano.

Se sapessi il tuo indirizzo ti manderei una cartolina da questa sfera blu…ci metterei un collage di miliardi di foto prese dai TG e dalle sofferenze di ognuno, francobollo da 1.000.000 di dollari con sonda Voyager dorata su sfondo blu cobalto, con in primo piano quel messaggio per l’universo, l’uomo vitruviano inciso sulla superficie simbolo dell’armonia umana. Ti scriverei un invito a fare un salto di nuovo dalle nostre parti, un giretto in questo orticello disastrato dalla grandine, giusto per dimostrarci che la storiella del buono e misericordioso è vera sul serio.

“In verità in verità vi dico”

Te lo dico perché mentre sei li che sorseggi cocktail a base di quasar e plasma ionizzato con ghiaccio, agitato e non mescolato, i tuoi adepti continuano a dirci che ci hai creati a tua immagine e somiglianza ma io attorno vedo quasi sempre solo degli stronzi. E se la matematica l’hai creata te, per aiutarci a tenere in piedi case e ponti anche se poi basta una crepa nel terriccio per trasformare il mondo in un Jenga, ecco…

…tra un sorso e l’altro…

…fai due più due.

La nube di Oort

Quando tiro su lo sguardo verso la partita in TV, sembra sempre che la stia guardando per la prima volta, anche se è iniziata da trenta minuti.

Penso ad altro, me ne arrivano mille di pensieri, da quella specie di nube di Oort cerebrale che ogni tanto spara una cometa-neurone a minacciare il sistema solare con radiazioni di umore cedevole e scontroso che sembro quasi mestruato, come mi ha detto pure la sorella giapponese, “A volte credo che tu sia una donna sai?” che non mi sembra un bel complimento.

Vero però e oggi, mando al diavolo tutti. Una ragazza ad esempio questa sera, rea di non avermi risposto un paio di giorni fà e siamo a due in due settimane che poi mi lamento che sono solo, che da innamorato mi ritrovo i buchi nello stomaco, che ho lo sguardo da reduce di guerra che a dire ti amo, quando è l’unica cosa che dovrei fare, ho una paura folle.

“Fanculo…”

Emarginato

Forse non c’è droga peggiore della musica, soprattutto ascoltata con auricolari in-ear che arrivano a tre millimetri dai timpani. Diventi un cazzo di sordo emarginato.

Tipo, vado ad allenarmi qualche giorno fa. Metto l’ipod nella tasca sinistra ma gli auricolari funzionano male, le note saltano da destra a sinistra e io da una parte non ci sento quasi nulla. Ad ogni metro di corsa è un continuo ping-pong di voci che rimbalzano nel cervello e il nervosismo che cresce perché è come parlare al telefono dentro una galleria. Cerco di non farci caso, corro un po’, imprecando contro la Philips e tenendo l’ipod in mano in posizione innaturale, come un bicchiere troppo pieno. Tutto per far funzionare decentemente quei dannati fili bianchi e subisco le occhiate di quelli che mi incrociano. Sembro un folle. Arrivo nella piazza, circondato da palazzine, bar con tavolini all’aperto, bambini che giocano, polizia locale e gente che entra in comune. Di solito mi alleno un paio d’ore e le mani mi servono libere.

Duro giusto dieci minuti.

Le parole sono importanti #8

Ogni volta che mi guardo i piedi penso “ma che bei piedi che ho”. Niente calli, niente bozzi, niente gonfiori. Perfetti.
Perfino la pianta che dovrebbe essere la cosa più dura è morbida come quella di un neonato.
Il fatto è che ne ho solo due, magari una si guasta e rimango spaiato, che poi per certi versi sarebbe anche meglio visto i calzini single che ho. Magari domani vado per boschi, metto il piede in una tagliola e zack! Addio piede.
Ho deciso che stasera scenderò nel giardino scaverò una buca nel pezzo di terra più illuminato che c’è, e farò crescere la più bella pianta dei piedi mai vista.

Le parole sono importanti #7

“Ciao, andiamo a cena lunedì?” Moment.
“Mi dispiace, ma devo fare la notte” Dio.

Corso di autodifesa: Prima lezione

– E dai, adesso basta.
– Su, che ci facciamo male.
– E dai, e fermo, stai calmo.
– Che adesso ridiamo ma poi va a finire in tragedia.
– Se non mi picchi ti lascio guidare il motorino.
– La macchina?
– Il treno?
– Guarda che io sono buono e caro ma se mi arrabbio spacco tutto eh.
– E mio padre ha conoscenze così in alto che può far mettere in galera il tuo.
– Ti prego ti prego ti prego ti prego.
– Ho una moglie e un figlio da mantenere.

Fine prima lezione.

Pillola del 40° giorno – Bukowski come si sente

Scendo in cantina credo per spegnere la lavatrice che altrimenti spreca troppi elettroni e gli elettroni costano, ma sono cosi immerso nei cazzi miei che faccio in tempo a manipolare su dei tasti e display, ritornare su in casa pensando a chissàccosaecchi e dimenticarmi completamente se quella ferraglia l’abbia spenta sul serio oppure no. Manco mi ricordo se poi la cantina l’ho chiusa.

Oggi, la spia della portiera aperta in macchina cercava di avvertirmi che per l’ennesima volta sono distratto e incostante, avvertirmi di qualche mia mancanza e avvertirmi di qualche importante avvertenza. Rossa e fissa mi avvertiva, ma giustamente la fissavo senza percepire nessun pericolo, come fanno gli stupidi, più propenso ad ascoltare la stessa canzone in repeat di una compilation “estate 2011” con un cuoricino sopra. Cd e copertina viola.
Solo quando si è spalancata a 100 all’ora in curva sono ritornato sul pianeta terra.

Dev’essere che passare la giornata a spostare omini sagomati sul computer, parlare di pezzi di alluminio e acqua e concludere la serata bevendo red bull ascoltando Bukowski recitato magistralmente mi ha provocato uno strano stato catatonico, in cui sembra che la lancetta non vada avanti, e mi ritrovo in pensieri tipo che io non sto combinando un cazzo in questo mondo, che sono distratto e che forse non saprei nemmeno definire in che stagione siamo ne l’anno attuale con precisione se ci penso sul serio. Sembra tutto stranamente cosi fuori dal tempo e complicato.

Vorrei anch’io però, come Bukowski, parlare e scrivere solo di alcool, vita e puttane.

Di questo son sicuro.

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