Che ne sapete voi, con i capelli, cosa ha in testa una persona che li ha persi. Niente, appunto.

Io me lo sono chiesto come deve essere svegliarsi una mattina e rendersi conto che è finita, che non c’è più niente da combattere o preservare. Che l’unica uscita di scena dignitosa è la rasatura totale. Me lo sono chiesto come deve essere svegliarsi e accettare l’idea di non essere più quello che si è sempre stati. Rendersi conto, in realtà, che si è stati pelati da tutta la vita. È genetica: pelati si nasce, non ci si diventa. Ti svegli una mattina, magari a ventotto anni, o peggio ancora a venti (e non è che ci sia un età giusta per diventare calvi), per scoprire che non eri destinato ai capelli. Che tutti i tagli provati fino a quel momento sono stati solo una perdita di tempo. Ti rassegni, quel giorno, al fatto che non avrai più bisogno di un pettine, ma di un rasoio. Che tutta l’esperienza accumulata in anni di acconciature è andata a farsi benedire. Quasi come perdere il lavoro oltre ai capelli, praticamente cambiare mestiere.