La parola autunno mi fa piangere. E penso che per piangere sulla parola autunno bisogna vivere in autunno. Ma non nel senso di essere ad autunno, ma di essere autunno. Bisogna ritrovarsi in autunno da autunno, per piangere l’autunno. Che se uno arriva in autunno quando si sente primavera o estate mica succede nulla. E immagino che se ci arrivi che sei già inverno, al massimo l’autunno lo puoi rimpiangere. Bisogna essere allineati dentro e fuori, due diapason sulla stesse frequenza. Bisogna risuonare con l’autunno per sentire certe cose.

Per capire che in autunno, se sei in una città di mare, i vestiti conviene stenderli dentro invece che fuori. Che le strade si spopolano, diventano grigie, e pure il sole diventa grigio, anche se fa tempo bello. Grigie sono le ombre, grigie sono le onde. Agitate, irrequiete, spietate. Si mangiano ogni cosa e risputano legna morta. Buona nemmeno per il camino di casa, che un po’ di luce invece la fa ancora.

La parola autunno mi fa piangere, soprattutto se sta vicino ai numeri 17/18/19. Un riferimento preciso, su un tempo che non si ripete mai uguale. Abbiamo provato a ingannarlo con le quattro stagioni da riavviare a ogni giro terrestre. E poi abbiamo perfezionato l’inganno chiamando quel giro rivoluzione, per indicare rottura e ripetizione allo stesso tempo. Così da proteggerci ben bene, da non avere mai paura dall’autunno. Però a volte l’autunno ci prende lo stesso, specie se è scritto insieme ai numeri 17/18/19.

La parola autunno mi fa piangere, quando è preceduta dalle parole Festa dell’. Che diventa una specie di esorcismo, come le maschere di teschio nel giorno dei morti in Messico, e la luce di una candela che filtra da una zucca ghignante. Abbiamo bisogno di unirci in festa, per cacciare via l’autunno, quando un colpo di vento ci ha sfrondato dagli alberi, e siamo diventati foglie libere al vento, calpestate, soffiate via, ammucchiate agli angoli della strada. Una sopra l’altra, eppure così perse, staccate dal nodo che ci ha rette per tutta la vita.

È così che sento l’autunno, leggendolo su un manifesto che dice Festa dell’Autunno. 17/18/19 Novembre. E il gelo trapassa il costato, mentre il caldo si diffonde dagli occhi.
Copriamoci, che fuori fa freddo.
Scopriamoci, che dentro c’è ancora caldo.