Conservare in un luogo fresco e asciutto

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Pillola del 235° giorno – Dovrei smettere…

Un mio caro amico, quello “che è da fuori che lo vedi” ( * ) mi invita a cliccare mi piace su una pagina…è di un tizio che scrive un diario, ogni giorno e tiene pure un sito…leggo i primi pezzi e fanno cagare, lo stile è pessimo per non dire inesistente, sembra che non abbia idea di come iniziare…ha qualche picco ogni tanto ma si contraddice…è un po’ ipocrita, scostante nelle parole e nei pensieri, uno sbandato e pure la pagina non è pure tenuta granché bene… link automatizzati senz’anima incollati da super-server calcolatori, nessun confronto e nessun dialogo…nessun commento che a sto punto la domanda me la faccio…chissà se legge davvero…la gente…se davvero legge questa roba….la mia roba.

Scrivere ogni giorno è uno schifo. Complicato, perché come dice Charles, si scrive quando stai molto bene o molto male e io spesso mi ritrovo nel mezzo o un poco sopra…o un poco sotto…quindi mi costringo…cosa può uscire di buono da questo? Logorante, i pensieri si moltiplicano e gli occhi appena svegli vanno a scandagliare ogni cosa per immagazzinare che non si sa mai….se va male e alle 23 fissi il soffitto, col vuoto dentro tutti i tuoi spazi, puoi usare il cadavere di quell’insetto morto sul vetro per scrivere di qualcosa, o parlare di quel vecchio caduto dalle scale o il fatto che ami qualcuno di impossibile, sempre che sia di ‘qualcuno’ che tu sia innamorato e non di un ‘qualcosa’ o un ‘perché’ o solo di un ‘quando’. L’ossessione per raffinare lo stile e distinguerti…ti mangia il cervello…vai in giro e leggi e chiunque scriva un po’ bene diventa un nemico, parti con la conta delle righe altrui, media degli articoli, conteggio dei giorni manco avessi il ciclo…come se dovesse fottermene molto di questi, di inesistenti concorrenti…per cosa poi…che premio? Soldi? Folle urlanti? Groupies da monta? Non c’è nulla da conquistare, è solo pura ossessione. Ossessione. Per verbi e ripetizioni, ossessione per licenze poetiche, ossessione per sinonimi e contrari, ossessione su argomenti e giochi di parole, ossessioni per ‘e’ accentate nel modo giusto. Tentativi di tenersi alla larga dei cliché, obbligo di calibrarti per chi ti legge…

“Ci sono sia amici che sconosciuti quindi mai nomi…o dire cose troppo vere o troppo false ma mentire sempre e comunque in un modo o nell’altro”

…tra le ossessioni e i pezzi di carta, che uno pensa che sia la via di fuga perfetta…la carta e la penna, scudo e spada…ma son pareti lisce…senza porte…che poi, tutto sommato, è un po’ com’è la mia vita davvero…pareti, carta e cartone, bianco e vuoto in giro…normale che la scrittura lo rifletta…che se viene da qualche parte lì in fondo, dove nasce tutto questo non è che ci puoi fare molto a meno di non inventarti storie false, di successi che non ci sono, di posti mai visti, persone che non esistono, romanzi mai scritti e amori poi, che manco ci credi all’amore.

Esagero lo so…tranquilli, succede quando non sono nemmeno costretto a stare attento a dove metto i piedi e posso anche solo guardare fisso in avanti finché la macchina non si ferma a destinazione, uno, due minuti dopo…la mente corre e crea catene su catene prendendo il peggio…ci rimbalzo periodicamente in queste serate da insofferenza e quella diventa nervoso e il nervoso fame ed entrando in casa già si mischia con la rabbia…Madre è ancora malaticcia ma come ogni sera prepara da mangiare orgogliosa, saluto e me ne vado di là che sento il diavolo che vuole lamentarsi e dire “cavolo speravo fosse pronto…ho fame cazzo” ma mi trattengo, sarebbe ingiusto ed è una cosa che sto riuscendo a combattere…il buttare addosso gli altri i momenti di estremo me stesso dico, quando divento odioso…quando sono una merda. Mi concentro sulla fame, che a sto punto della storia umana ancora uccide meno della rabbia e dell’ignoranza e penso che voglio la pizza, anche a pranzo era cosi, e a ragionarci, ora che il futuro è il nuovo presente, basta una manciata di numeri e me la porterebbero pure in camera e “Buon appetito monsieur sono seieuroecinquanta”…chissà perché poi, quando penso a qualcuno che parla francese ha sempre il frac, papillon e baffetti del cazzo, anche se fa il fattorino per un pizzaiolo egiziano e viene in motorino, ha una scatola gialla dietro e la gente tenta di investirlo.

“Se volete è pronto!” urlano da di là, che più o meno significa ‘salsiccia con contorno di roba verde e caraffa d’acqua in tavola’ e quest’ultima a proposito, in questi giorni ha un sapore strano del tipo roccia sgretolata, polvere …chissà che ci fanno in quell’acquedotto…è sempre stata buona l’acqua ma d’altronde si può dire pure di persone e amori e vestiti, “son sempre stati buoni-cari-utili prima ed adesso son degli stronzi-merde-stracci”. Mangio, ma senza gusto…eppure tutto è sano, fresco e l’insalata e il maiale c’avevano il GPS, ai piani alti sanno quando sono nate le foglie e quando gli si è arricciato la prima volta il codino alla bestia, sanno che forbici hanno usato per sradicare il fusto e con che cosa hanno tagliato il collo al maialino…è tutto schedato e certificato e “Stanne certo…lo curavamo da tempo quel maiale e quella lattuga…non c’è nulla di strano in quella roba”

Bhe allora sono io. Io che non esco nemmeno stasera. Io che non trovo nessuno che mi entusiasmi. Io che non entusiasmo nessuno. Io che ieri stavo bene e oggi forse penso che fingevo. Io che non avevo fame “mi bastano due cracker” e che adesso “ordino una pizza”…franco-egiziana. Io carico, io depresso. Io confuso ma talentuoso. Io certo di non avere nulla di speciale. Io che non dormo e oggi un’ora di ritardo a lavoro. Io che credo di poter dare ancora tanto ma la sera “dentro non c’è nulla”. Io che scrivo perché amo farlo e io che vorrei cancellare tutto e maledico Murakami, Dick, Asimomov, Bukowski e quella agenda, la penna nera, il web, le poesie…io che vorrei vivere di pensieri semplici e matematica base…i conti facili…senza giochetti, trucchi, segreti, ossessioni, occhi, bozze, fogli di brutta, psicosi da storia, finali da ricercare in ricordi dimenticati, dialoghi, intelligenza, brillantezza…lasciare tutto…smettere di scrivere. Io che vorrei tornare a me…tornare a “Io…”.

( * ) : 116° giorno – Outside

Pillola del 234° giorno – Me la sono presa a Scart

A lasciare il foglio in bianco ci farei una figuraccia c’è da crederci, ma ho una specie di amnesia e son nervoso e tentato, che mentre trangugiavo spaghetti serali cosi lontani dal mio ideale di dieta, ancora una volta…ma guarda…mi figuravo IO nella medesima posizione in cui mi trovo adesso che trapanavo la tastiera con una storia appena creata in testa, tra un pomodorino e uno spaghetto al dente.

Però adesso niente, forse c’entrava con quel “addormentato in piedi come una carrozza” urlato dal Faraone a chissachi che mi ha fatto ridere a lavoro, forse col fatto che avrei visto Independence Day stasera, che uscire no che costa e c’è da tirare la cinghia e tanto la macchina non c’è, che quella dei miei sta all’ospedale delle auto e il Lupo è in doppio turno quindi.
Solo che Independence Day mica ce l’ho…cioè si, in Blu Ray, cosi che le robe trash si vedono in HD e ti commuovi con l’umanità buona e i clichè e i calcinculo agli alieni ma quello comporta andarmene nel mio regno da basso, con il plasma grosso e divanone. Ma il freddo ne ha preso possesso e non sloggia, lo schermo sta spento da secoli e a sto punto preferisco starmene in camera tranquillo, che la luce è più gialla e non ci sta la brina sui muri…

…Dio…

Il download è lento come pochi. Ci dovevo comunque provare ma qua mi spara un tre settimane e siamo allo 0.00Schifo% quindi spengo tutto e son nervoso, discuto con l’alto dei cieli di un paio di robe ma mi sa che c’è ancora la segreteria e quindi mi metto a scorrere la roba che ho sul server e piazzo un tristissimo “La vendetta dei Sith” che è il meno peggio dei nuovi Star Wars anche se i droidi parlano troppo, ci sono tutte quelle cazzo di vocine fastidiose che han poco senso in dei robot che tentano di ucciderti e farti precipitare con la tua astronave, vocine che dicono “Ahia”…e dicono “Grazie non c’è di che…” coi fucili spianati e che tirano i calcetti alle cose e fanno “Piripì” e “Parapà” e…

…Dio…

Spengo pure lo scatolozzo dei film cosi da togliermi da davanti quella porcata che tanto, comunque, c’è la SCART, acronimo di Stronzo di  un Cane di Attacco sul Retro Traballante, che da qualche sera continua a trasformare ogni film in un vedo-non vedo che a volte temo che qualcuno mi stia pigliando per il culo e che la TV stia attaccata all’intermittenza dell’albero in realtà.

Ora…l’unica cosa che mi tiene lontano dall’andarmene a dormire alle 22:00 è questa merda di portatile e il cellulare…e a pensarci è tutto di una tristezza imbarazzante visto che attorno al Phillips ’98 è pieno zeppo di libri molti nemmeno mai aperti, altri iniziati, altri che dovrei rileggere mentre qua, non c’è nessuno con cui parlare, nessuna donna da sbaciucchiare…e il cinema è morto, la playlist la so a memoria, la digestione è iniziata e forse, Dio nemmeno esiste.

Pillola del 228° giorno – Pessimo

La routine della pausa pranzo parte sempre dalle stesse azioni e parole, esco dall’auto e “Ci vediamo dopo” dice Teo e “A dopo” dico io, chiavi per cancello-portone-porta, quando entro butto la giacca sul divano lanciandola dalla porta della sala, accendo la TV su Italia 1 per un po’ di Studio Sport che mi faccia compagnia sonora anche se i servizi li odio…tentano di esaltare il pubblico, fanno tacere il giornalista per lasciare voce a telecronisti ultras che raccontano partite sbraitando, urlando soprannomi, ripetendo “GOOOL!” con pitch a frequenza rompighiaccio.

La cucina è tutta fatta di legno, piano bianco segnato dalla mia pigrizia che mai una volta che tiri fuori il tagliere per affettare le cose, credo sempre di potermi fermare qualche millimetro prima ed invece no, “Tac!” e solco. Saccheggio cose a caso dal frigorifero ormai vecchio e stanco…esploro ripiani e griglie alla ricerca di derivati del maiale, fette di qualcosa che per una delle sacre leggi dell’universo conosciuto, qualunque oggetto tra due pezzi di pane diventa un panino commestibile,fossero pure barre d’uranio, sempre. Malsana abitudine di mangiare poco e male, disordini alimentari e mal di pancia, finisco col riempire lo stomaco in qualche modo senza logica…un barbone che rovista nelle discariche e butta dentro un sacchetto di plastica…trangugio veloce come un’oca, bicchierone di qualsiasi liquido in giro e in 3 minuti il pranzo è finito, indigeribile.

Sulla poltrona ci sono ancora scatole, rimasugli, carta da imballaggio dei pendentipallinedecori dell’albero di Natale. Le sposto sul divano che il tavolo è ormai un laboratorio per creazioni da mercatini, regali, pacchetti, nastri, cianfrusaglie, UHU colla in stick, cartone, millerighe, velina, stoffa…non c’è più spazio. Finisco il trasloco e mi siedo. Ci metto qualche secondo a capire che sono nel silenzio assoluto, le bocche dei giornalisti si muovono ma non esce un suono.

“Ahhhhhhh” dico.

Mi sento. Ci sento…

…quindi il problema non sono io ma la scatola nera che mi sta a 45° gradi dalla faccia che come al solito, sto seduto storto per cui mi alzo e opero molto violentemente su tasti e prese Scart, cavi che non c’entrano nulla…provo anche con gli schiaffi sul fianco che so che non funzionano ma credo sia una pratica più esoterica che scientifica, con un suo perchè ma nulla…quindi passo alle combinazioni di tasti premuti che nella mia mente dovrebbero avere senso, tipo “SEARCH+VOL” o ancora “PROGRAM+MENU+MUTE”…niente di niente.

Comincio a pensare che la televisione sia stanca di vivere cosi, subire giorno dopo giorno solo TG e Studio-Stronzate e mai un film decente…quindi fa come il bambino che della scuola non ne vuole sapere, si inventa le malattie, sfrega il termometro a mercurio sulle coperte per tirare fuori poco ipotetici 39.5° di febbre. Ieri non ne voleva sapere di schiodarsi dall’uno, che noi i canali li chiamiamo per numeri, mai per nome. Due giorni fa non c’era verso di sintonizzarla su AV al punto che dopo trentasette diversi tentativi ho lasciato perdere del tutto, come adesso…che sto li a fissare impotente quelle facce silenziose…esperienza strana…perché mi credo tanto diverso ma appena qualcosa interrompe la mia vita fatta di microschemi e piccole abitudini mi ritrovo spaesato a chiedermi come il più puro dei ragionieri “Che cazzo faccio adesso?” che ho venti minuti di pausa davanti e non so mica cosa si possa fare in questi venti minuti non di tempo normale ma tempo di routine-di-pausa-pranzo e di ributtarmi sul cellulare a farmi i cazzi degli altri, infilarmi nel grigio altrui, non ne ho voglia…è una robaccia che mi sta rovinando la vita credo quindi, improvviso e prendo un libro di Charles e comincio a leggere cambiando pure poltrona, ora sto sul cesso.

C’è lui che viene richiamato da due morti dell’ufficio postale…hanno scoperto che scrive roba sconcia sulla rivista ‘Open Pussy’, dove campeggia un cazzo gigante con le gambe in copertina, e se ne sta li in un ufficio grigio, a subire critiche e domande da due impiegati statali del cazzo benvestiti e impostati, a cinquant’anni, vecchio, stanco, depravato, indifferente, sconfitto dalla vita e dal peso del mondo e non so perché, ma mi viene in mente mio padre…ieri..che mi chiama in sala e mi dice la sua idea per spingere le sue creazioni…in che canali cercare…e io che quasi stizzito, con la voce un po’ più alta come succede sempre quando sono nervoso, gli dico “Non può funzionare!” e “E’ molto complicato…difficile…impossibile…non si può fare…ma va”, tutte frasi spezza discorso-gambe-passione-speranza e ora che ci ripenso, mi chiedo perché tentare di distruggere un suo sogno per quanto piccolo…facendo il meschino senza diritto, come se volessi togliere ancora, raschiare il fondo dal barile di una vita votata al duro lavoro, al risparmio, al crescere una famiglia nella sicurezza, cibo in tavola,  tetto sulla testa…la mia testa.

Avrei dovuto ascoltare e discutere, impegnarmi anche per lui, provarci assieme, dare un cazzo di minimo sostegno cazzo…ed invece no.

A volte riesco ad essere davvero terribile.

Pillola del 212° giorno – Il titolo

Ho un titolo in testa da giorni e vorrei usarlo…non ci riesco.

“È normale che dopo duecento giorni le idee scarseggino…ci sta…”
“Si lo so…”

Me lo dice il mio amico, quello delle ‘cose a caso’, quello di ‘che è da fuori che si vede’…un tipo pacato e saggio, mezzo scrittore come me e quindi le cose da scrittore come le crisi, il voler chiudere tutto, bruciare fogli…le vive pure lui. Mi chiama anche la mia sorella samurai, mi dice che è stanca, che si allontana dagli altri, che vuole imparare il Kung Fu. Io le dico che ultimamente la mia vita è come moltiplicare per uno, non cambia un cazzo e benedette le fiacche sulla lingua e i numeri alti sul termometro cosi…per cambiare i fattori dell’equazione. Le dico ‘Ciao’ e aspetto il suo ‘Ciao-cia-ciao’.

“Ciao-cia-ciao…”

Sgranocchio cioccolato e nocciole…dovevo eliminarli da oggi i dolci, i grassi, le porcate…ma è tutto come quel titolo, bellissimo alla pari con i buoni propositi…ma quando c’è da prendere in mano la penna poi, non fai nulla.

Idiota.

Pillola del 208° giorno – Camomilla

Sto li davanti alla tazza per quella che mi sembra una mezza eternità e so benissimo che iniziare con l’immagine di me stesso pisello all’aria che piscia andando avanti e indietro con il corpo solo per far cambiare il suono che fa non sia un granché, poco elegante, da sconsigliare alle persone decenti e per bene.

Visto che ci sono smanaccio anche la pancia, che doveva essere sparita a fine Ottobre ed invece, ora che arrivano Pandori e cioccolati assortiti, è sempre li. Per un motivo o per l’altro non riesco ad essere costante negli allenamenti e spesso sono io che dico “meglio domani” o “da lunedì” o “aspettiamo il 15 che è metà mese che è meglio”, con il tanto famigerato foglio degli allenamenti che devo sempre stampare e invece è li da mesi salvato in un file senza nome.

Devo recuperare spirito, un ipod con cronometro e cuffie nuove, un k-way antipioggia che ne ho le palle piene di sentire l’acqua addosso che scorre dentro felpe zuppe come stracci per lavare pavimenti di scuole elementari. Adesso le cose stanno cosi, che volete farci.

C’è che sto diventando vecchio mentre il mondo attorno mi sembra sempre giovane. Rimanere allenati, pronti, capelli ben rasati per non sembrare quarantenni, prendere la macchina ed uscire anche se ti devi alzare da comodi divani costa energie, che non assimili abbastanza perché mangi poco e di merda, dormi un cazzo, litighi con la gente, ti fermi in fissa davanti ad un parabrezza appannato con gocce e vapore in un parcheggio di notte e collassi su un divano chiedendoti che cazzo sai fare davvero…forse nulla…mille cose ma forse nessuna davvero bene o utile e quindi bo…chissà fra tre anni dove sarai.

Stasera sto a casa intanto, sono già uscito ieri…cinema…Thor…gente che si prende a pugni ripetutamente che esci sempre con la domanda “ma dove sono gli altri supereroi suoi amici…avranno visto il telegiornale no…qua il mondo sta finendo e non fanno un cazzo?” però soddisfatto da cazzotti sinceri e testosterone in sala. Vado di là e mi preparo una camomilla. Pentolino e acqua, metto a scaldare, bustina Bonomelli che strappo e polverina gialla che verso nella tazza. Metto l’acqua calda e cinque di zucchero poi, mi metto a lavare il pentolino…poltiglia verde densa odor limone, un filo sulla spugnetta verde pure quella, gratto e passo, movimento antiorario poi risciacquo.

Quando la appoggio sul lavandino mi viene in mente che alla fine ci ho solo bollito dell’acqua e che potevo evitare di lavarla…fanculo.

Sono sbagliato ecco…le piccole cose e i dettagli a cui non faccio caso e che diventano montagne di detriti.

Vabbè, metto un film e mi infilo a letto…bevo quella specie di zucchero liquido. Non mi alzerò più fino a domani…è deciso.

Per una volta lascerò i miei denti in balia dell’attacco degli acidi…

Pillola del 207° giorno – Nuovo documento.docx

Decido da prima di scrivere un bel pezzo. Ci penso la mattina quando esco nel freddo e anche davanti allo schermo in 8 ore di meritato quasi-far nulla.

Non riesco a scrivere niente, nemmeno il titolo, nemmeno il numero del giorno, duecentosettesimo che qualche augurio per aver superato il duecento mi è pure arrivato per quanto serva al mio attuale morale ovvero, nulla…non fa quasi differenza.

Eppure di solito la cosa funziona…ma è evidente che anch’io sia soggetto ai periodi e ai fogli bianchi di word che salvi come ‘Nuovo documento.docx’ che nemmeno un nome per il file ti viene in mente…quando sono giorni che non fai altro che dirti di alzare l’asticella, che ogni pezzo dev’essere di qualità anche se lo scrivi alle tre di notte con il sonno e il primo degl’incubi notturni che già bussa da dietro le palpebre. Mi credevo un genio. Mi sveglio che sento di esserlo, la sera mi ritrovo nel cesso della mediocrità. Devo arrendermi al fatto che in molti giorni i pensieri attraversano la gelatina e arrivano deboli e molli e c’è da arrampicarsi sugli specchi. Quando rileggo il mio creato ben impaginato su libro digitale butterei via metà delle parole. Gli altri scrivono immensamente meglio, gli altri hanno le storie e mondi, vanno a parare da qualche parte. Io parlo di fogli bianchi e di qualche macchia di sporco che ci butto sopra quando scrivo seduto sulla tazza del bagno.

“Io mi levo dal cazzo…”
“Mi sa che vengo pure io” rispondo a Teo.

Ci vado. Costeggio il muro della ditta per andare sul retro, sorpasso il Caterpillar giallo parcheggiato come un’utilitaria e mi infilo in macchina…meno strada da fare con le scarpe umide e il vento contro, meno freddo sullo stomaco, meno stress articolare e consumo di asfalto e suole, strofinamento di pieghe di stoffa per andamento cinetico degli arti.

Voglio tornare a casa prima.

Cado sul letto, blu scuro fuori, tic-tac dei tasti del cellulare, traccia melodica-elettronica indefinibile nei padiglioni acustici…chiedo ad una rossa riccia per la terza o quarta volta, non ricordo, di uscire…è una fissa, una cosa che voglio ma stavolta non mi risponde e non mi risponderà…quindi mi metto al pc e riprendo a trasformare i ricordi in 4:3 di Berlino con fare stanco mentre sticomitie iperveloci di Gilmore Girls si intromettono a frequenze ultrasoniche oltrepassando la barriera del fastidio. Odio quella serie, i dialoghi in cui tutti sembrano dannatamente brillanti e simpatici rispecchiando un mondo teatrale e falso. Odio la cuoca cicciona e la sua farlocca stizza e modi di fare da procione con ghianda in mano. Odio la ragazza giovane e la sua madre vacca più vecchia. Odio la madre-nonna e i suoi vestiti-armatura di seta e la casa…con mobili antichi pitturati crema e tessuto alle pareti. Sopporto il locandiere perché sembra Stallone, il nonno da quando ha i baffi, il pazzo squilibrato che somiglia ad Edward Norton ma con l’insegnante di sostegno…ho sempre tifato per gli sfigati e gli scorbutici, i brutti. Io sono brutto, sfigato e scorbutico e ho sempre desiderato qualcuno che facesse il tifo per me.

Non riesco a vederne più di otto minuti con l’audio attivo ma pare faccia bene al recupero di salute di Sorella, messa a letto da influenza e mal di pancia e curata a pasta bianca, Busco Pan pastiglie, tachipirine da sciogliere, Oki e Tv…Masterchef Usa, Italia, Uk, Algeria e tutto il resto dei paesi e Gilmore Girls appunto. Purtroppo.

Visto che sono già in postazione chiedo a qualcuno che ne sa…Wikipedia, e vado a leggere il finale. La giovane delle ‘girls’ finisce con il biondino e va a fare la giornalista mentre la madre se ne gira trecento o cento volte i soliti tre e dimostra che un po’ troia lo era davvero alla fine.

Mai avuto dubbi.

 

Pillola del 201° giorno – Fin quando fa male…

Corro in macchina anche se l’asfalto è buio buio come il cielo e i boschi attorno pure e non sarebbe cosa saggia ma io alla fine che cazzo ne so della saggezza. I fari non sembrano funzionare un granché…vedo giusto due deboli chiazze gialle tra la pioggia battente…paiono occhi spenti da vecchio ma d’altronde la macchina lo è…vecchia. Stringo curve, allargo curve, prendo dossi troppo velocemente ma perché nemmeno li vedo…ogni volta penso di aver spaccato l’auto. Ho un po’ di domande in corpo e due parti di crisi per completare il cocktail e sono pure ingrassato pare…due chili. E poi non so se le mie foto hanno problemi…se siano belle davvero e pure la scrittura…stessa roba, ho tanti dubbi su quello che faccio…e ho fame…mangerei sempre ma poi non ho tempo quindi non mangio, recupero la sera, con quello che trovo…e sono stanco ma son tornato a dormire poco come una volta, i pezzi li scrivo e pubblico alle due di notte, poi mi infilo nel letto e mi rigiro per altre due…mi alzo a pisciare, guardo le lucine e riflessi sul muro, mi ritrovo a volere fruscii di auto che passano, vecchie e che saltano sui dossi e insegne al neon che buttano un paio di colori sulle tapparelle.

Non so…tipo…adesso sono in anticipo sul pezzo, metterò un film che ho già visto mille volte…al pensiero di vederne uno nuovo boh…mi sento pre-apatico, do già il mio interesse sconfitto in partenza, nemmeno fossero due ore di matematica al liceo.

Notte.

…è che sono andato in un bar prima con un amico…con ragazza carina che lavora li da conoscere che lui conosce e lui mi fa “prova a conoscerla” e io “conosciamola” dico. Bella e simpatica, con sorriso vero e il maglione che cade bene, caffè buono, divano comodo. Ogni tanto prendevo il giornale, buttavo l’occhio…la osservavo, dicevo due cazzate, la osservavo, forzavo sorrisi e argomenti, buttavo l’occhio, ordinavo un caffè inutile che erano tre anni che non lo bevevo…che rum fa ubriacone, coca nessuna voglia…altre idee…nessuna. Quindi fingevo e osservavo e buttavo le occhiate per mangiarmi il suo sorriso, tutti quei 24 minuti…

…e mi chiedevo cosa cazzo stessi facendo a danzare li intorno, estraneo a quel minimondo. Artificiale e plasticoso, fintamente rilassato quando ho dentro il vulcano e sguardi nel vuoto e disinteresse e voglio leccarmi le labbra, spaccate da freddo e vento e che mi viene da muoverle da bambino cosi mi fanno tipo solletico ma di quelli che pizzicano e danno fastidio. Quindi stavo la, labbra ferme e secche mentre ballavo come una scimmia salterina chissà per cosa…forse me l’ha detto qualcuno che devo farlo. Mi sono convinto che è quello che voglio anche se non è una mia idea e non va bene.

Se poi finisco a correre girando volanti sull’acqua e cercare avanzi di frittata tutto nervoso allora tutto va male e ti chiedi che cazzo vai cercando. Non va bene. Cercherò conforto in qualcosa. In ‘qualcosa’…che i qualcuno mi spaventano. Forse non sono adatto ai ‘qualcuno’.

Notte?

Pillola del 197° giorno – Berlino #2

Il lucido pensiero che oggi sarà inverno mi percuote la testa mentre imburro e marmellatizzo tonnellate di pane nero integrale. Cappuccio di lana e desiderio di burrocacao mentre ci infiliamo di stazione in stazione in un alternanza caldo-freddo che pagheremo in qualche modo…e già si fanno discorsi sul martedì che ci attende e ci immaginiamo cadaveri dietro le nostre scrivanie, appresso alle nostre corse quotidiane sapendo che tutto quello che normalmente ci sembra un utopico desiderio, a Berlino e forse in generale in Germania si può, è normale, easy. Vuoi un lavoro? Si può, normale, easy. Una bella casetta a poco…magari andarci a vivere con la ragazza, spendendo il giusto, quartiere carino? Si può…è normale…è easy. Gli errori fatti si mettono in mostra, si impara da essi, se qualcosa si distrugge si ricostruisce migliore di prima…questo è quello che penso tra monumenti distrutti da bombe, quarantatré chilometri di cicatrice che segnano la terra e le mille gru che si muovono spostando nuove fondamenta, più alte di ogni palazzo, questa è la lezione che imparo. Mi stanno sul cazzo i tedeschi…ma in realtà li invidio…in realtà fanno quello che va fatto…e pure bene. L’invidio quando mi chiedo che senso abbia dover arrivare a sognare cose che dovrebbero essere normali, tappe di una vita semplice, senza rimanere ancorati a terra dalle difficoltà e invece…siamo animali in gabbia senza via di scampo se non andarcene via forse per sempre.

Via da scatole di cemento e metallo e jersey alti 5 metri disseminati di arte e pianto, proprio tra animali in gabbia passo il resto della giornata…bestie dagli occhi tristi che forse mi è passata definitivamente la voglia di vederli in questo modo in un via vai tra gabbie piccole e meno piccole, bombardati da flash negli occhi e casino di bimbi in festa o piangenti per chissà quale motivo. Diventano orsetti pelouche da vendere per sistemare il bilancio, diventano animali che lottano contro grate di ferro, cemento pitturato e fili di metallo e attorno, gente che sul vetro fa ‘toc toc’ per attirarne l’attenzione e tu vedi solo la tristezza di quei volti che ti sembrano quasi umani.

Esco con l’immagine in testa di un vecchio scimpanzé quasi accasciato in un angolo che tamburella con le nocche sul vetro…quasi a chiedere aiuto.

Di nuovo tra il cemento, in uno scorcio di follia, mi imbatto anche nell’animale peggiore…l’uomo …che io lo so che rischio a far foto a gente…ma quando il soggetto è una transenna con una bicicletta mezza scassata sdraiata in una pozzanghera…cazzo…ti chiedi se ti meriti che un imbenzinato nella downtown di Berlino ti sbraiti contro in tedescaccio maneggiando come spada una bottiglia di birra.

Come allo zoo, bestie allergiche a flash e gente attorno a loro ma niente sguardo triste.

Solo rabbia.

Pillola del 162° giorno – È FINITA

Vuoto. In testa almeno perché nel resto…un mix di polenta, brasato, pizza e Coca Cola fa su e giù. Tutto il giorno che provo a scrivere di qualcosa, con l’intenzione di parlare di quella foto, quel cartello li sotto “E’ FINITA”. Avevo aspettative, grosse. Ora che attendo in un parcheggio che l’ispirazione scenda su di me come lo Spirito Santo, credo di aver scherzato con il destino.

Il cartello era sopra un negozio in chiusura, drammatico, l’invito ad un banchetto per gli avvoltoi. Sembra che abbiano svenduto anche la mia ispirazione stamattina, devo averla fatta cadere tra le cornici e le pentole a pressione credo. Ricordo di essermi chinato ad allacciarmi le scarpe, le cornici in argento a sinistra, pentole a destra. È scivolata fuori.

Dal cielo non scende niente, altroché, forse quando cade per sempre non torna più indietro, non ti dà seconde chance. Sintonizzo su Virgin mentre il parabrezza si appanna, non si sa mai che la musica risvegli qualcosa, che un cantante se ne esca con una frase-scintilla che inneschi la testa anche se sono qua dentro fermo da dieci minuti. Attendo qualche minuto, con il cellulare in mano ma nulla quindi inizio a scrivere di non riuscire a scrivere, descrivo quello che sto facendo, un vecchio trucco e so benissimo che alla fine sembrerà un pezzo, andrò a parare da qualche parte, è logico, darò l’illusione di aver parlato davvero di qualcosa ma ve lo dico…non mi piace così. Sono una merda, è una merda un pezzo così, mi sembra di fare il burattinaio del me stesso burattino, una matrioska. Mando un paio di messaggi a due amiche e ad una che mi piace e accendo il Lupo…tornerò verso casa. Forse la strada in movimento risveglierà qualcosa li dentro, dove tutto è vuoto. Voi fatevi un giro intanto, metterò degli asterischi adesso, equivalgono a circa 5 minuti di macchina, strade bagnate, semafori gialli, tergicristallo a bassa velocità, un paio di stop. Voi prendete qualcosa da bere, pensate all’uomo o donna che amate, oppure contate fino a 300 poi, ricominciate a leggere.

***

Apro il forno di casa, l’una di notte. Dentro c’è ancora mezzo sformato alle verdure che mangio. Insaziabile oggi che forse l’ispirazione sta dentro lo stomaco, è un tappo per il cibo e ora il corpo reagisce. Mi accorgo che neanche la strada mi ha aiutato, nonostante la gara a distanza con una polo bianca. Non ho nulla da dire, ho la nausea a pensare di finire questo pezzo…è un’agonia.

Voglio buttare tutto.

Mi chiedo cosa succederebbe se anche domani fosse così, e poi il giorno dopo ancora. D’altronde…cos’è l’ispirazione? So che non è controllabile, arriva e se ne va o cade per terra in negozi in bancarotta, sta nello stomaco forse. Se la perdi, rimani solo con il talento, che usi per riempire gli spazi lasciati dalla creatività con parole e discorsi senza importanza, finendo con lo scrivere stupide telecronache.

Che palle, mi dispiace. Ho sonno. Chiuderò questo pezzo in fretta. Sono stanco. Sono deluso.

Forse quel cartello è stato davvero profetico. Magari domani smetterò di scrivere.

Ultima pentola venduta, si chiude il negozio.

È FINITA.

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Pillola del 111° giorno – Auguri vecchio bastardo

Oggi è il compleanno di Bukowski. Non che fossi lì ad aspettare sullo scoccare della mezzanotte con un bicchiere di whiskey in mano anzi, nemmeno lo sapevo il giorno, l’ho scoperto da un link su Facebook, ricondiviso con malinconia giusto per farmi vedere, darmi un tono da figo intellettuale.

In realtà, appena sveglio stamattina, verso le dieci, ho pensato solo a non far nulla tutto il giorno. Dormire, stare sdraiato, mangiare, bere, pensare alle ragazze. Con il senno di poi è come avrebbe vissuto Henry Chinaski il giorno del suo compleanno quindi lo considero un po’ il mio omaggio a Charles.

Pensando a come scriveva, finisco ad interrogarmi su me stesso in versione scrittore. La forza di Bukowski era lo stile, perché nessuno mai aveva scritto in quel modo, che anche adesso stupisce per quanto è secco, essenziale e duro ma al contempo poetico e tremendamente descrittivo.

Mi interrogo perché “lo stile” è il mio cruccio, da sempre. Ho come l’impressione che tutto sia già stato detto in tutti i modi possibili ed il giro di parole sia sempre lo stesso, come vivere in un mondo in cui non fanno più nuove canzoni rock, perché tutte le combinazioni possibili sono già state usate.

Spesso mi chiedo se il mio stile si riconosca oppure sia solo un accozzaglia di copiature e plagi da tutti quelli che mi hanno influenzato. Chiedo agli altri e mi dicono che ho il mio stile. Mi rileggo e non lo capisco, non lo vedo. Cerco di affinarlo ma non so come si fa. È una specie di cazzo di ossessione, una fobia che accidenti, non so nemmeno se è reale.

Dovrei pensare ai contenuti non allo stile, mi dicono.

Non capiscono.

Non capiscono che io adoro non dire nulla, parlare del nulla, arrabbiarmi con il nulla.

E per farlo serve, lo stile.

Danzando nel buio

“Per evitare più gravi conseguenze mi fermo qui.”

Volevo usarla come finale in un pezzo, una piccola sfida che mi ero auto-proposto ma alla fine, la sto utilizzando come inizio perché scrivere diventa sempre più difficile. D’altronde tutto quello che finisce per ‘ivere’ sta diventando difficile, come vivere oppure…

…non me ne vengono in mente altri.

Do un’occhiata al cellulare, dove di solito scrivo idee geniali che poi lascio li a marcire, per trovare uno spunto, magari. Leggo l’ultimo appunto…

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