Conservare in un luogo fresco e asciutto

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Pillola del 86° giorno – The sound of silence

“Ciao, sono Emanuele e da una settimana non ascolto più le canzoni sul mio ipod”

“Ciao Emanueeeeleeee!”

Cerco soluzioni per collegare il mio vecchio ipod nano al caricatore in maniera wireless, inserendo pezzi metallici tra presa e presa.

Non funziona.

Cerco il cavo perduto per l’ennesimo pomeriggio, sperando di avere il colpo di fortuna, un apice di mente locale. Guardo sotto i mobili, sopra i mobili e in qualsiasi tasca dei vestiti, pantaloni e borse. Anche degli altri. Ho rivoltato cassetti, scaffali, scatole, ho infastidito vicini di casa, parenti ed amici ma non si trova. E’ che è sempre stato in casa ma accidenti, le stanze e i posti dove controllare ormai sono finiti aparte le tubature del cesso e il freezer che non posso toccare per ordine imperiale.

Il problema è che sto impazzendo e mi sembra di avere crisi di astinenza. Esco e tutti i suoni del mondo mi arrivano nelle orecchie, i rumori dei miei piedi e le persone che parlano, le auto i cantieri, le mosche. Vado ad allenarmi e dopo 20 minuti vorrei tornarmene a casa. I 5 minuti di tragitto verso il lavoro sono peggio di una maratona.

Io ci sopravvivo con quella roba, ecco la verità.

Cioè, non vorrei essere costretto a rientrare nel mondo che mi circonda per non uscire di senno. Cazzo, ci ho messo lunghi anni per isolarmi….

Certo, potrei andare a comprare un nuovo cavo….

…ma tutta quella strada senza musica, con tutta quella gente attorno, tutti quei suoni e rumori….

Non me la sento…

“Unavoltaemezza”

Ennesima mattina di lavoro che tristemente non è ancora abbastanza, prendo le chiavi da sopra il pianoforte antico che uso come armadio, dispenser, portagioie e migliore amico e la prima riflessione profonda che le mie sinapsi costruiscono è sull’incredibile capacità di quei pezzi di metallo di incastrarsi dentro anelli e portachiavi oltre che ancorarsi con invisibili ganci e punte a centrini ricamati vecchi di un secolo. Utilizzo la sacra tecnica del moto ondulatorio sbrogliatore, in pratica ‘agitare violentemente tenendo il mazzo per la chiave che ti serve’, scuotere con forza estrema, digrignando anche i denti se necessario, finché non si sente il tintinnio stile ‘mille grilli che rompono i coglioni a mezzanotte d’estate in aperta campagna’. A quel punto, con la mano ferita, perché è inevitabile, posso anche chiudere la porta.

Ma certe abitudini sbagliate non spariscono mai, come infilare le chiavi in tasca istintivamente.

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