Conservare in un luogo fresco e asciutto

Tag: verità scomode

Tanti auguri!

Voglio ringraziare quanti mi hanno fatto gli auguri così calorosamente. Quelle che hanno aspettato la mezza per essere le prime, quelli che hanno scritto sms a cui non ho risposto, quelli che l’hanno fatto qua [su Facebook] e quelli che non l’hanno fatto proprio ma sono sicuro che ci tenevano un casino. Lasciatemi fare due ringraziamenti in particolare, però. Il primo all’Altissimo, che mi ha regalato un compleanno innevato come non ne ricordavo da tempo, hai fatto un lavoro fantastico, davvero. Talmente buono che basta per altri 10 anni, sono sincero. Il secondo pensiero va a Zuckerberg: senza di te nessuno si sarebbe ricordato del mio compleanno. Non ci avevo mai pensato, ma forse sei il mio miglior amico.

Ancora una volta, sono un coglione…

Non fare lo scemo, stai tranquillo, respira, sii sereno, non pensare alla gente dietro di te, a quella di fianco, pensa solo a te stesso. Alla fine è solo chimica, è un rito che fanno in miliardi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Non sei più cosi allenato, non sei davvero un granchè, non hai più cosi tanti capelli come prima, non sorridi quasi mai cazzo, sempre cupo, oscuro, ombroso. Cavolo, la Fra l’altro giorno ti ha confessato di avere paura di te ma ti rendi conto? Che era in apprensione all’idea di passare da casa tua…ma faccio questo effetto alla gente? L’impressione che dò a chi mi conosce poco? Ombroso, cattivo, stronzo, glaciale.
Forse dovrei fissare di meno le persone negli occhi, sorridere di più, quando ti conoscono tutti ridono e stanno bene, non devi sembrare un orco, un duro, che immagine dai alla gente? Al diavolo, non ci devi pensare, respiro profondo e sii te stesso, tranquillo cazzo, la saluti, le chiedi come sta, le chiedi quando è libera. Ma sii sicuro, niente titubanze, sei pure vestito bene, sei sereno, sei tranquillo, ti sei divertito fino a 5 minuti fa, STAI BENE! Questo te lo devi mettere in testa, e agire di conseguenza, devi emanare quest’aura, convincitene, pensa a come presentarti ecco “Ciao, piacere mi chiamo Emanuele, tutto ok?”

La storia delle 4 mollette

Sono fuori sul balcone, una bellissima giornata primaverile. Cerco di stendere un piumone appena lavato, gonfio d’acqua nonostante l’abbia strizzato per mezz’ora, pesante, freddo. Per stenderlo non mi bastano due mollette quindi ne uso quattro.

La parte più difficile è trovare la giusta posizione affinchè tutte e quattro le mollette tengano. Basta un solo cedimento, una sola molletta che si stacchi e il peso non è più controllabile, tutto si sbilancia e anche le altre mollette, anche se messe nel miglior modo possibile, pian piano cedono. Ci metto un po’, diversi tentativi, lo piego e lo ripiego, a volte le mollette sono troppo piccole per lembi cosi spessi, a volte sembra che tengano ma è solo un’illusione; cadono al piano di sotto e non posso fare altro che scendere per recuperarle.
In qualche modo riesco a sistemarlo, le mollette sembrano tenere e la giornata di sole comincia a fare il suo lavoro con costanza. L’acqua evapora, il piumone diventa più leggero e più caldo, il profumo del detersivo comincia a spandersi e le mollette sono forti e fiere del loro ottimo lavoro.

Slow Forward < >

Un’altra giornata di pioggia incessante, pesante, molesta, fredda e fastidiosa.

Sorpasso i momenti difficili, credo di ritrovare la via, la serenità, di poter ambire di nuovo ad un pezzo di felicità che credo di meritare e poi…di nuovo…basta un temporale, due gocce, un’immagine, due righe e tutto reinizia da zero, come se oggi fosse 2-3 mesi fa.

Ma quindi a che serve lo scorrere del tempo? Se quello che costruisci si distrugge con un soffio di vento dopo giorni, settimane e mesi che ci provi?

Riflessioni/rifrazioni/direzioni

Sono al telefono con un’amica. Le voglio bene, anche perchè spesso ci ritroviamo nelle stesse situazioni e ci diciamo le cose che vogliamo sentirci dire. Periodo difficile per lei, come per me. Sono risoluto, logico, pragmatico, forse anche duro quando le parlo, ma è quello che al momento le serve ed è anche quello che al momento MI servirebbe, ma con me stesso non riesco ad esserlo.

“I will hold on hope”

Varese. Di nuovo.

Normale vivendoci da 27 anni ma stavolta, nessun elogio a colori o cinema. Oggi parlo di me.
Stato d’animo variabile, come il meteo. Non sereno…in realtà non lo è da un po’, ma anche questo fa parte della vita. Troppo difficile capire le persone, soprattutto quando ti cambiano, insieme agli eventi. Ferite, colpi, carezze, tutto contribuisce.
Di solito amo guardare le persone. Mi interessano e gioco con loro, creando storie, osservando i piccoli gesti del loro muoversi, i tic, gli sguardi. Mi divertivo, una piccola attrazione in quel grosso Luna Park che è la vita, perchè è cosi che la vedevo, fino a poco tempo fa. Un parco divertimenti, in cui non c’è mai nulla da prendere troppo sul serio. Poi però arrivano le persone e gli eventi e il Luna Park chiude, fine dei giochi e ti ritrovi davanti ad un’entrata sbarrata, da solo, cambiato forse per sempre.

Qualcosa non va

“Qualcosa non va…”

Sveglio, solita ora, ma qualcosa non va.

La colazione ha lo stesso sapore di ogni mattina ma è come stare a digiuno. Il tempo è ottimo ma non ti importa, perchè qualcosa non va.

“Non pensarci…fa che la routine ti inglobi, lasciati prendere dalle azioni di ogni giorno, concentrati e non pensare…”

Il grande vantaggio di stare in mezzo.

La prima a cosa che insegnano a chi fà l’equilibrista è che sbilanciarsi è un rischio. Sapete no, quella gente che se ne va in giro in monociclo su di una corda tirata a venti metri di altezza o che saltellano come pazzi appoggiati a fogli di carta spessi un millimetro.
Ma poi sarà vera sta cosa? Sbilanciarsi è un rischio? Alla fine si tratta di una scelta. E le scelte sono bivi, out-out, destra-sinistra. Non rischi, scelte. E la gente dice che le scelte ti toccano.
Fanno schifo, le scelte. Ti imboccano su deviazioni e strade che alla fine, se tiri i fili della tua vita, lo schema diventa più incasinato di una siepe in primavera. “Tieni la destra”, “Avvisa gli altri che svolti…”, “Metti la freccia…”, tutti devono capire quello che fai e i motivi delle scelte, li devi informare. Pure questo ti tocca.
E perchè? Schierato da soldato provetto, allineato, parallelo con le spalle ai muri su cui è costruito il mondo. Controllabile, incanalato, schematico insomma, la gente ti vuole di un solo colore perchè gli arcobaleni sono pericolosi e poco gestibili.

I castelli costruiti in aria sono crollati

Avere un castello è una cosa importante per un paese, soprattutto se non è un granchè, come il mio. Per vederla come una metafora di un amore adolescenziale, è come l’unico ragazzo della compagnia con il motorino o con il macchinone. Insomma, non maschera gli altri difetti ma ad un primo appuntamento sicuramente fa colpo.
La pioggia che bussava insistentemente sulla stoffa del mio ombrello come un venditore di enciclopedie, si è rassegnata, lasciando spazio ad una piacevole pioggerella. La salita che sto percorrendo, porta al castello dei Medici che domina il resto del paese da una collina. Non è una strada particolarmente lunga o difficile anche se tortuosa.

Ricordo che quando ero bambino, la gita verso il castello era un’avventura. Per le mie gambe corte, la salita durava un’eternità, con lo zainetto per la merenda, e la maestra che invitava tutti a stare sulla destra.
Era il periodo dei “che cosa farai da grande?” al quale tu rispondevi “L’astronauta” o “l’ingegnere” o ancora “il pilota di formula uno”. Incredibile come chi me lo chiedeva allora, ancora oggi ogni tanto mi rifà la stessa domanda, e io mi ritrovo molto più insicuro di quando ero un bambino. Spesso rispondo con un triste “non lo so”. Perchè?

Dislivelli

Vi odio.

Un odio da fastidio, di quelli che durano 3 minuti ma in cui ti incazzi a morte. Una serie di eventi, conseguenze di eventi ed altri eventi conseguenti che si trasformano in due semplici ma mortali parole.

Vi odio.

So che state già facendo nomi, ipotesi, congetture, magari anche confetture e in questo caso ricordate, adoro quella di arance amare ma nulla di tutto questo, non ci sono nomi, luoghi, torti subiti, amori mancati, nè multe ingiuste nè punizioni giuste. Io odio i dislivelli. Semplicemente.

Sono in una posizione comoda, sdraiato mollemente sul fianco sinistro, il mio profilo più comodo e guardo la TV. Di solito odio anche la TV ma stasera sono stanco, stanchissimo e decido che una chance di redenzione gliela dovrò pur dare. Ora…prima di sdraiarmi, come potete ben intuire ero in piedi. Entro in camera, accendo decoder di Sky e TV con il telecomando, spengo la luce e mi sdraio. Un lampo bianco e immagini confuse mi fanno capire che la televisione è pronta a mettersi all’opera. La luce del decoder si ravviva e da ambra diventa verde, anche lui è pronto a ballare.

L’unico al mondo

Certe volte mi viene da pensare che il mondo è pieno di pazzi. Oppure sono io che non riesco a capire gli equilibri e le dinamiche sociali. Forse è colpa del sistema scolastico, ci insegnano a ragionare per schemi e per teoremi. Ci insegnano a fare i calcoli, e a scegliere quello che è più conveniente. Secondo me con le persone non funziona però, non ci sono tecniche, non ci sono scorciatoie, c’è solo da parlare. Che se poi non ti parli succede che A si risente di B per una cosa di cui B ignora persino l’esistenza. E dopo un po’ che A evita B,  B penserà di non stargli simpatico, e piano piano B diventa Z, e la distanza tra A e il fu B diventa tutto l’alfabeto. E questo perché? Perché ognuno è troppo preoccupato a calcolare i suoi pesi e a usare i suoi metri per accorgersi che sta anteponendo il suo orgoglio davanti a quella che considerava un’amicizia. Forse è semplicemente una di quelle che vale poco.

Carestia di binari

Nella mia città c’è carestia di binari.

Non è che se li rubano per farci i cannoni come nella seconda guerra mondiale, e nemmeno ci sono troppi treni su poche rotaie, niente di tutto questo. Semplicemente succede che quando arriva un treno con troppo ritardo, a volte viene fatto partire dallo stesso binario di un altro ed oggi è una di quelle occasioni. Il mio treno parte dal binario 4, direzione Porto Ceresio ma quando spunto dalla scalinata sotterranea mi ritrovo davanti due treni, uno per Milano e il mio. Ci penso un istante e senza nessuna esitazione salgo su quello giusto, mi siedo e aspetto.

Uccidete il sassolino nella scarpa

Ora vi svelerò un piccolo segreto di cui in pochi siamo a conoscenza.

I sassolini nella scarpa non sono sassi. Vi hanno preso in giro sin dalla prima vostra camminata. Sono esseri viventi, di quelli intelligenti per giunta e non dico, badate bene, intelligenti come può essere un delfino, una scimmia o un narvalo oceanico no, fottutissimamente intelligenti, quanto gli esseri umani. Forse quanto me.

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén

%d